Pubblicato su politicadomani Num 92-93 - Giugno/Luglio 2009

Appello ai benpensanti
"Storie brillanti
di eroi scadenti"

di Giuseppe Della Monica

Di Francesco Di Domenico, edizioni Cento Autori, è un libro da (non) comprare

Se siete dei benpensanti, non importa se di destra, sinistra o centro, non comprate questo libro. Fedele alla prescrizione di Marcello Marchesi, che "un umorista per una battuta si venderebbe anche la madre", l'autore spara infatti a zero su tutto quanto si muove sotto la luce del sole: a cominciare dalla religione per finire alla questione palestinese. Sparerebbe anche sulla Croce Rossa, sia in senso figurato che materialmente, se questo occorresse a strapparvi una risata.
L'autore in questione è Francesco Di Domenico da Giugliano: ex imbianchino, autobussiere (come direbbe Celentano) di professione, restauratore a tempo (ma non a denaro) perso, umorista di lungo corso, militante di sinistra fino al midollo, animatore della movida culturale napoletana fin dai tempi delle "radio private", e - non da ultimo - sublime artista della parola. Insomma un vero "laureato all'Università della Vita", come dicono gli Anglo-Sassoni. Il libro è "Storie brillanti di eroi scadenti", Cento Autori, 2008.
Un secondo motivo per i benpensanti letterati per non acquistare il volume, è l'ampio uso della coprolalia. Per darvene un'idea, l'incipit di "Il partigiano Orazio", primo racconto del volume: "Il delegato Pellecchia prese la parola scoreggiando inavvertitamente nei pressi del microfono. […] Un odore antico, di zolfo e sudore di giumenta violentata da un mulo, invase l'aula…".
Ancora, se proprio siete schizzinosi in materia etica, evitate il testo, perché si parla di sesso ad ogni piè sospinto.
Ma se vi va di divertirvi un poco in maniera inusuale, non c'è di meglio di questa raccolta di racconti: tagliente, dissacratoria, spumeggiante.
L'autore procede con ossimori iperbolici, antinomie bizzarre, accostamenti e giustapposizioni spiazzanti, che tanto ricordano Woody Allen, a chi ama il genere.
Il linguaggio tuttavia resta sorprendentemente semplice, e chiunque non abbia passato in ibernazione gli ultimi trent'anni è immediatamente in grado di orientarsi fra i riferimenti culturali di Francesco.
Ma non è che Francesco Di Domenico sia poi un sempliciotto: per darvi un saggio delle sue capacità di acrobata della parola, vi servo caldo caldo uno stralcio da "Suppurose Epistole", florilegio di raffinatissimi insulti per lettera fra due studiosi di sessuologia: "Eccelsa amica, sono viepiù contento che la mia solitudine, scientifica e fisica, sia stata fratturata dall'incontro con la sua figura nobilmente scientifica, ed esteticamente gradevole".
Ed un'altra cosa va precisata: Francesco Di Domenico, non si può assolutamente definire, tanto per restare nel campo di riferimenti comuni, "Uomo di poca malinconia". Le sue storie scoppiettanti virano nel finale verso una vena di tristezza assolutamente Carveriana.
Acquistatelo, dunque, questo libro, per una serie di motivi: a parte il godimento intellettuale e la regolamentazione della pressione arteriosa ("il riso fa buon sangue", e qui comunque si ride, e molto); la Prefazione di Maurizio De Giovanni e la "Diminuzione" di Riccardo Marassi, vignettista di "Il Mattino", sodale di lunga data di Di Domenico e inguaribile altra "capa matta"; e poi c'è il particolare che a Francesco devo ancora una pizza offerta in occasione della presentazione, e ho intenzione di chiedergli un altro favore…

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